di Rosa Boano, Gianluigi Mangiapane, Michele Motta, Donatella Minaldi
La conca della Torbiera di Trana.
L’insediamento su palafitte della torbiera di Trana è il risultato di un adattamento da parte dell’uomo dell’età del Bronzo all’ambiente palustre e lacustre. Questo insediamento è il più occidentale fra quelli simili noti in Svizzera e in Italia settentrionale. Gli uomini di Trana vivevano di caccia, pastorizia ed allevamento (bovini, suini, cavalli, cani).
Praticavano l’agricoltura, soprattutto la coltivazione di cereali (grano, orzo, miglio, avena) che venivano macinati nel villaggio, come dimostra il ritrovamento di una macina rotatoria realizzata in arenaria. Questa pietra, assente dall’area di Trana, potrebbe arrivare da oltre 50 km di distanza, dimostrando così collegamenti con altri gruppi umani. È Inoltre, attestata la raccolta di faggiole, ciliegie, lamponi, mele, pere, nocciole e ghiande, così come la fabbricazione di utensili in pietra, terracotta, legno, corno, osso e metallo, e l’attività tessile, testimoniata dal ritrovamento di una fusarola. La mancanza di necropoli ha fatto avanzare l’ipotesi che i morti venissero bruciati e le loro ceneri disperse. La religione era forse fondata sul culto solare, associato simbolicamente al cigno e alla ruota, come dimostrerebbe una forma di fusione ritrovata a Trana.
L’ambiente anaerobico delle torbiere favorisce la conservazione di legno e resti vegetali. Purtroppo, la maggior parte dei reperti organici inclusi nella torba di Trana sono però andati distrutti durante o subito dopo lo scavo, una volta giunti a contatto con l’aria. Solo alcuni di questi, realizzati con legno di quercia, ginepro, ontano, olmo e castagno, sono giunti fino a noi e sono attualmente conservati presso il Museo di Antropologia di Torino. Fra di essi ha particolare importanza un palo di fondazione usato per le palafitte, appuntito e carbonizzato a un’estremità, che testimonia la raggiunta consapevolezza, da parte dei palafitticoli, della maggiore durezza e durevolezza del legno scaldato al fuoco. Al contrario dei reperti inorganici, i legni sono databili in maniera assoluta col C14: misurato col metodo della Spettroscopia di Massa Atomica, un frammento del palo di fondazione ha dato un’età di 3340 ± 55 anni, corrispondente al III periodo dell’età del Bronzo (o alla parte finale del II).