La difesa dei massi

di Michele Motta

La Sfera di Reano, un tempo punto di riferimento della collina, è oggi sovrastata dai ripetitori, simboli del progresso.

 

Federico Sacco

(Fossano 1864 – Torino 1948) Figura di spicco del mondo accademico internazionale, insieme ad altri glaciologi piemontesi contribuì a gettare le basi per il moderno studio dei grandi ghiacciai alpini. Analizzò con particolare interesse l’anfiteatro morenico di Rivoli (1887) e sottolineò l’importanza dei massi erratici nell’individuare la posizione dei ghiacciai nel passato e per comprendere l’origine glaciale dei depositi nei quali si trovano. Nel corso dei rilevamenti sulla Collina morenica, Sacco si accorse della progressiva distruzione degli erratici per farne pietrisco, allargare le sedi viarie, ampliare le aree coltivabili. Denunciò queste attività da molti ritenute una conseguenza inevitabile o auspicabile del progresso, riuscendo ad ottenere che gli erratici fossero inclusi fra i beni ambientali protetti (Regio Decreto del 1922). Realizzò un censimento dei massi e si impegnò per farli conoscere, promuovendo escursioni e realizzando conferenze ed articoli divulgativi.

Gian Carlo Grassi

Pioniere del sassismo ed alpinista di fama internazionale, concepiva come ambiente naturale non solo l’alta montagna, ma anche il masso a due passi da Torino. Negli anni ‘80 del secolo scorso fu uno dei principali promotori della tutela dei massi erratici:

«I massi sono più che mai dei beni da tutelare anche sotto il profilo di strutture sportive e di conseguenza anche sociali. [...] Oggi il masso conserva la sua antica fisionomia mentre il contesto adiacente muta rapidamente, sì da originare una sensazione di smarrimento quando ritorniamo nella zona dopo una prolungata assenza. Se i valori ambientali in certe regioni si sbriciolano e vengono spazzati via, l’individuo non deve restare nella sua indifferenza, magari pensando che tutto questo succede perché siamo troppo numerosi. La sensibilizzazione verso un minimo di cultura naturalistica potrebbe permettere senza grandi sforzi la conservazione di questi monumenti naturali evitando un giorno di essere obbligati a dire: esistevano un tempo i massi erratici».

 

 

Le due immagini testimoniano la progressiva demolizione di un masso in Regione delle Pietre presso Pianezza. Già nell’incisione di Gastaldi (1846) il masso risulta intaccato alla sommità e pare visibile uno scivolo per la discesa del materiale cavato; nella fotografia di Sacco (1887) la parte destra del masso è scomparsa. Poco tempo dopo, al momento della sua pubblicazione, l’intera roccia era ormai distrutta.