Noi non siamo erratici… ma tor e massi di frana

di Michele Motta

Il masso del Forte si è spezzato in blocchi, e le profonde fenditure preannunciano il suo completo sbriciolamento in un
futuro, geologicamente parlando, non lontano.

 

Molti massi, pur somigliando talvolta agli erratici, non sono stati trasportati dai ghiacciai. I tor e i massi di frana, facilmente visibili sulle Alpi occidentali, ne costituiscono l’esempio principale.
I tor derivano da affioramenti di rocce dure che si disgregano progressivamente in blocchi arrotondati completamente separati l’uno dall’altro. In Piemonte sono comuni sulle creste dei bassi rilievi alpini prossimi alla pianura, dove le rocce sono sottoposte a processi d’alterazione da centinaia di migliaia di anni, senza che siano mai state “ripulite” dal passaggio dei ghiacciai. A differenza degli erratici, i tor sono gruppi di massi tutti della stessa roccia, non hanno mai strie glaciali e, talvolta, sono ancora in parte attaccati al substrato roccioso.
I massi di frana condividono con quelli erratici l’origine da crolli, ma il loro spostamento è dovuto solamente alla legge di gravità: una volta terminata l’inerzia iniziale si arrestano definitivamente. Salvo poche eccezioni, non si trovano sulle morene ma ai piedi di ripidi versanti montuosi, dove sovente esiste ancora ed è riconoscibile la parete da cui sono crollati.
I gruppi di massi di frana sono in genere tutti della stessa roccia, ma risultano facilmente confondibili con i massi erratici quando rimbalzano lontano dalla base del versante, restando isolati nel fondovalle pianeggiante, come si vede frequentemente in bassa Valle di Susa.