di Lorenzo Mariano Gallo
Calcescisto con vene di calcite facente parte della campionatura progressiva del traforo ferroviario del Fréjus.
La Valle di Susa, fondamentale via di collegamento con la Gallia, fu già in epoca romana ampiamente esplorata e colonizzata, e l’antropizzazione ha continuato a svilupparsi per oltre venti secoli, fino ai giorni nostri.
Quando, attorno al 1750, Carlo Emanuele III di Savoia acquisì a vario titolo, da alcuni privati, raccolte di minerali, rocce, fossili, reperti botanici e zoologici con l’intento di destinarli al Museo di Scienze Naturali dell’Università (istituito nel 1730), parte di questi materiali erano costituiti dalle collezioni di Vitaliano Donati (1717-1762), professore di botanica dell’Università. Questi nel 1751 aveva intrapreso una spedizione esplorativa dei ducati di Savoia e Aosta con lo scopo di valutare le potenzialità minerarie del territorio e di tracciare una prima mappatura dei giacimenti. Il viaggio fu dedicato, in buona parte, all’esame geologico e alla raccolta di campioni in Valle di Susa. A seguito di questa e di altre missioni esplorative, particolarmente apprezzate dalla corte sabauda, a Donati nel 1752 venne dato l’incarico di dirigere il Museo di Storia Naturale.
Da questo momento in poi la Valle fu, in tutti i suoi aspetti, uno dei più significativi soggetti di studio per l’Università taurinense, e in parallelo ricche collezioni naturalistiche, ma anche archeologiche, etnografiche e storico-artistiche si accumularono nei vari Musei di Torino.
Per quanto riguarda le raccolte dedicate alle Scienze della Terra, varie collezioni storiche di materiali valsusini sono confluite in comodato d’uso dall’Università al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino (MRSN), istituito dalla Regione Piemonte nel 1980 con lo scopo di recuperare, riordinare ed incrementare le raccolte naturalistiche universitarie. Nella collezione mineralogica, in particolare, sono presenti vari campioni di pregio scientifico ed ostensivo, spesso già citati nel Catalogue raisonné de la collection minéralogique du Musée d’Historie Naturelle, pubblicato da Stefano Borson nel 1830. Tra questi vanno ricordati, ad esempio, i vari esemplari provenienti della zona di Oulx, resi celebri dagli studi di Luigi Colomba (1866-1944), i granati e le vesuviane delle rodingiti affioranti nei dintorni di Sant’Ambrogio e quelli la perovskite di Rocca Sella, uno dei pochi siti al mondo dove questa specie mineralogica si rinviene in cristalli di elevata qualità. Nelle più recenti acquisizioni
realizzate dal MRSN devono essere citati i numerosi campioni di grossularia, di epidoto e di vesuviana provenienti dall’Alpe delle Frasse (Condove), più volte utilizzati in mostre temporanee allestite in Museo per la straordinaria bellezza delle cristallizzazioni. Altrettanto ricchi di significato per la loro qualità estetica sono gli esemplari di quarzo affumicato e di adularia provenienti dal Monte Muretto (Villar Focchiardo), nonché le topazzoliti e le titaniti raccolte sulla Cassafrera (Monte Rocciavrè, San Giorio). Ma anche dal punto di vista scientifico vanno ricordati i ritrovamenti effettuati nella zona di Signols e Savoulx (Oulx), dove recentemente sono state scoperte varie rarissime specie mineralogiche, tuttora in corso di studio, alcune del tutto nuove per la scienza.
Vesuvianite in cristalli policromi bruni e verdastri, prismatici allungati, striati, con grossularia in cristalli rossi su rodingite. Esemplare rinvenuto all’Alpe delle Frasse (Laietto, Condove). M/ 6681
Tra le collezioni litologiche allestite con materiali della Valle di Susa si può ricordare soprattutto la Raccolta del traforo ferroviario del Frejus, realizzata durante lo scavo del tunnel, tra il 1857 e il 1870, sotto la supervisione di Angelo Sismonda (1807-1878). Per la sua importanza scientifica la campionatura fu preparata in varie copie (quella presente al MRSN è la collezione di riferimento), poi inviate a varie rilevanti istituzioni museali europee e ad alcuni prestigiosi enti culturali locali come, ad esempio, la Sezione di Susa del Club Alpino Italiano. Altre collezione in cui sono inclusi campioni provenienti dalla Valle sono la Raccolta geologica delle Alpi, allestita da Sismonda intorno alla metà del XIX secolo, base di lavoro per la realizzazione della prima carta geologica di Savoia Piemonte e Liguria, pubblicata da Sismonda nel 1862, e la Collezione di Angelo Pasa di rocce delle Alpi Occidentali, realizzata tra il 1935 e il 1945 con finalità essenzialmente didattiche. Tra le raccolte litologiche di ampio respiro in cui compaiono esemplari valsusini meritano un cenno anche la Collezione generale di rocce delle Alpi Occidentali, una “miscellanea” di pezzi raccolti da ricercatori e studiosi che hanno operato tra la metà del XIX secolo e il 1985 presso il Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università, e la Collezione di fenomeni geologici, una raccolta di campioni destinati a rappresentare l’estrema variabilità macroscopica di quei materiali che evidenziano in natura gli eventi e i processi geologici.
Tra le raccolte di più recente acquisizione vanno infine menzionate le raccolte effettuate nella zona compresa tra Oulx e Cesana, realizzate a cura del personale del MRSN durante una serie di studi sui materiali da costruzione coltivati in alta Valle di Susa.