di Michele Motta
Le strie glaciali di Pera Piana (Avigliana).
Per i primi scienziati che si interessarono ai massi erratici questi erano resti del Diluvio Universale. Nel 1749, nella Théorie de la Terre Buffon sostituì alla spiegazione biblica più laiche inondazioni torrenziali, dovute a terremoti, catastrofici svuotamenti di laghi, fusioni improvvise di nevai e ghiacciai.
L'ipotesi glacialista
A fine ‘700 si comprese che i fiumi non possono trasportare blocchi di pietra delle dimensioni degli erratici. Le altre teorie avanzate per spiegarne l’origine (frane, vulcani, meteoriti) si rivelarono ben presto insostenibili. Nel 1806 Playfair propose l’origine glaciale, ma restò inascoltato. Pochi anni dopo (1815) J. De Charpentier venne occasionalmente a conoscere da un montanaro della Val di Bagnes la credenza locale che riteneva gli erratici essere stati trasportati dai ghiacciai. Nel corso del viaggio intrapreso dallo scienziato per esporre tale ipotesi alla Società Elvetica di Scienze Naturali un mercante di carbone gli riferì che un blocco di granito era stati trasportato dal ghiacciaio di Grimsel. Nacque così nel 1834 la Notice sur la cause probable du transport des blocs erratiques de la Suisse e con essa la prima spiegazione scentifica del glacialismo.
L’introduzione in Italia della teoria delle glaciazioni avvenne ad opera di Bartolomeo Gastaldi (Torino 1818- 1879) a seguito dell’osservazione, proprio nella bassa valle di Susa, di strie glaciali identiche a quelle lasciate dai ghiacciai alpini. Già nel 1850 lo scienziato torinese riconobbe come erratici i massi attorno a Rivoli e Ivrea, e anfiteatri morenici le colline che li ospitavano. Ne nacque un’accesa disputa con il Sismonda, sostenitore della teoria torrenzialista. Per questi l’enorme Roc di Pianezza era un’intrusione vulcanica ma Gastaldi, con precise cartografie e stratigrafie basate sui materiali estratti nello scavo dei pozzi di Pianezza, riuscì a dimostrare che era completamente isolato dal substrato e che si trattava di un masso erratico.