di Michele Motta
Un masso di serpentinoscisto spezzato in blocchi.
Nelle pareti verticali o strapiombanti di massi e salti rocciosi, in prossimità della superficie esterna esistono forti squilibri tensionali. Essi, amplificati dagli sbalzi di pressione dell’acqua contenuta nella roccia, aprono le microfratture preesistenti nella pietra, formate durante la nascita delle Alpi o il trasporto glaciale del masso. Questo fenomeno, la macrodesquamazione, isola instabili lastre di roccia. Esse finiscono per crollare, spinte dall’acqua che gela d’inverno o dalla crescita delle radici delle piante. Dove la macrodesquamazione è intensa la roccia è pulita e inalterata, perché se ne staccano sempre nuove “fette”, prima che su di essa si insedino muschi e licheni.
La morte del masso può avvenire in tempi lunghissimi, per la progressiva degradazione della superficie; oppure in tempi rapidi, quando i processi di degradazione, agendo sulle fratture, frammentano il masso.