di Michele Motta
Nel corso del Pleistocene medio i ghiacciai avanzarono per due volte dalla Valle di Susa sino alla pianura. I segni lasciati dalla seconda glaciazione sul territorio, benché questa sia stata inferiore alla prima per intensità, sono oggi più evidenti perché le sue morene, avendo la metà dell’età delle precedenti, sono più alte e meglio conservate.
Alle glaciazioni si alternarono lunghi periodi di clima temperato come l’attuale, o talmente caldo da alterare le pietre in ferretto, il suolo argilloso rosso vivo così comune in Piemonte.
Nell’ultima avanzata il ghiacciaio, ostacolato dalle morene delle glaciazioni precedenti, si divise in due lobi uno dei quali risalì la parte terminale della Val Sangone, a quel tempo affluente della Dora. Il Sangone fu quindi costretto a trovare un nuovo sbocco in pianura, incidendo una forra fra Trana e Giaveno.
L’antico spartiacque fra Val Sangone e pianura è la dorsale del Monte Cuneo (Moncuni), costellata di massi erratici. L’ultima glaciazione, come le precedenti, conobbe stadi di avanzata alternati a interstadi di relativo ritiro dei ghiacci. Presso Avigliana, la morena frontale lasciata da ogni stadio delimita un lago o una palude: Torbiera di Trana, Lago Piccolo, Lago Grande e Palude dei Mareschi.
Fra 17.000 e 10.300 anni fa, il riscaldamento globale ridusse i ghiacciai alle dimensioni attuali. Col ritiro glaciale si formò un grande lago a monte delle morene frontali. L’emissario incise rapidamente lo sbarramento morenico presso Pianezza, e al tempo stesso la Dora Riparia colmò il lago con i suoi sedimenti, lasciando come unico residuo dell’antico bacino il Lago Grande di Avigliana.